Semi di cannabis: guida alle tipologie

Di semi di cannabis si parla spesso. Non sempre, però, lo si fa con la giusta consapevolezza in merito alle varie tipologie esistenti. Quali sono? Scopriamole assieme nelle prossime righe.

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Semi regolari fotoperiodici

I semi regolari fotoperiodici sono semi di cannabis la cui crescita è vincolata dall’esposizione a determinati cicli di luce nelle varie fasi. Quando li si chiama in causa, è necessario ricordare il fatto che, quando fioriscono, possono dare sia piante di sesso maschile, sia piante femmine. Le seconde sono preferite dai coltivatori in quanto producono fiori. Esistono diverse scuole in seno alla community internazionale dei breeder. Quella che si focalizza verso i semi in questione lo fa con la convinzione della maggior qualità delle piante da essi scaturite, pro che viene considerato superiore al contro di dover eliminare gli esemplari maschi.

Semi regolari autofiorenti

Oggi come oggi, tantissime persone che decidono di comprare semi di cannabis online si focalizzano sugli autofiorenti. Come mai? Perché permettono di apprezzare una crescita estremamente rapida e, soprattutto, non vincolata ai cicli di luce. Questo perché i semi autofiorenti sono ibridi caratterizzati dalla presenza di cannabis ruderalis, una varietà originaria della Siberia che, viste le zone climaticamente particolari in cui ha imparato a crescere, è dotata di un corredo genetico che le conferisce un ciclo di vita rapido, nonché una forte resistenza agli attacchi sferrati da parassiti e muffe. Alla luce di quanto appena specificato, i semi a carattere autofiorente sono apprezzati dai principianti.

Nel caso dei semi regolari autofiorenti, si ha a che fare con sementi che possono dare sia piante maschio, sia piante femmine.

Semi autofiorenti femminizzati

In questo caso, si ha a che fare con semi con le medesime caratteristiche di quelli descritti nel paragrafo precedente. L’unica differenza risiede nel fatto che, quando li si chiama in causa, si inquadrano sementi che danno unicamente piante di sesso femminile. Questo è un innegabile vantaggio pratico per il coltivatore, che non si trova davanti alla necessità di selezionare ed eliminare gli esemplari maschi (geneticamente incapaci di produrre infiorescenze).

Semi fotoperiodici femminizzati

In questo frangente, come è chiaro, si parla di semi la cui crescita è vincolata ai cicli di luce e che permettono di raccogliere, a seguito della coltivazione, solamente piante di sesso femminile.

Quale tipologia di semi scegliere

Come abbiamo appena visto, le tipologie di semi di cannabis disponibili in commercio sono diverse. Per amor di precisione, rammentiamo anche l’esistenza dei semi di cannabis fast flowering, risultanti dall’incrocio tra genetiche di autofiorenti selezionate.

A questo punto, dopo aver approfondito l’elenco, viene da chiedersi quale sia la tipologia migliore da scegliere. Il principale discriminante è l’esperienza. Se non si è alle prime armi con la coltivazione della cannabis – e se si ha budget a disposizione – ci si può focalizzare verso i semi fotoperiodici. Per dovere di completezza, ricordiamo che, a differenza di quelli autofiorenti, richiedono anche più spazio sia in ambiente indoor, dove può essere necessario allestire una growbox, sia in contesti outdoor. In questo caso, si deve proprio dimenticare la coltivazione discreta in balcone.

Chi inizia da zero a muoversi nel mondo della coltivazione della cannabis, dovrebbe focalizzarsi verso i semi autofiorenti. Nati proprio con lo scopo di ottenere piante piccole – la Lowryder, capostipite di questa tipologia di piante all’inizio del terzo millennio, era un vero e proprio bonsai – si prestano bene nei casi in cui si ha poco spazio. Inoltre, come già accennato, sono molto resistenti. Anche la loro gestione a livello pratico è agevole. Le piantine, infatti, non richiedono di essere rinvasate, in quanto soffrirebbero troppo.

Concludiamo rammentando il fatto che, nel momento in cui ci si muove nell’ambito delle coltivazioni casalinghe, l’optimum è sempre il seme femminizzato.